La questione del razzismo nelle opere di H. P. Lovecraft

La questione del razzismo nelle opere di H.P. Lovecraft è un argomento complesso e controverso, che ha suscitato numerosi dibattiti tra critici, lettori e studiosi della letteratura dell'orrore. Lovecraft, vissuto tra il 1890 e il 1937, ha espresso nelle sue lettere e nei suoi scritti opinioni apertamente razziste, e questo aspetto si riflette in alcune delle sue opere, sia in modo esplicito che sottile.

1. Il contesto storico e le idee di Lovecraft

Lovecraft era un uomo del suo tempo e condivideva molti dei pregiudizi razziali diffusi tra i bianchi anglosassoni dell’epoca. Tuttavia, il suo razzismo non era semplicemente una questione di conformismo culturale: nelle sue lettere e nei suoi scritti ha spesso espresso opinioni estremamente xenofobe, temendo la mescolanza tra razze e il declino della civiltà occidentale. Era un sostenitore del razzismo scientifico, teoria che cercava di giustificare la superiorità di alcune razze su altre attraverso presunte basi biologiche.

Le sue opinioni si induriscono negli anni '20, periodo in cui vive a New York, una città multietnica che lo pone di fronte a realtà sociali molto diverse da quelle della sua infanzia protetta a Providence. Qui sviluppa una profonda avversione nei confronti degli immigrati e delle persone non bianche, percepite come simbolo di caos e degenerazione.

2. Il razzismo nelle sue opere

Il razzismo di Lovecraft si manifesta in vari modi nei suoi racconti:

A) Temi di "corruzione" e "degenerazione"

Uno dei temi più ricorrenti nelle sue storie è quello della degenerazione genetica e culturale, spesso associata alla mescolanza razziale. Ad esempio:

  • "L'orrore di Dunwich" (1928) racconta la nascita di un mostruoso essere umanoide, frutto dell’unione tra un umano e un’entità aliena. Sebbene il tema sia soprannaturale, alcuni critici vedono in esso un’eco delle paure eugenetiche di Lovecraft sulla contaminazione razziale.
  • "L'ombra su Innsmouth" (1936) parla di una cittadina isolata i cui abitanti hanno stretto un patto con esseri marini chiamati "Abitatori del Profondo", con cui si accoppiano per ottenere ricchezze in cambio della propria umanità. Il risultato è una popolazione ibrida, dall’aspetto deforme, simbolo della paura della mescolanza razziale.

B) La rappresentazione dei non bianchi

I personaggi non bianchi nei racconti di Lovecraft vengono spesso descritti in termini sprezzanti, associati all’ignoto, al male o alla decadenza. Per esempio:

  • In "Il richiamo di Cthulhu" (1928), i seguaci del culto del Grande Antico Cthulhu sono spesso raffigurati come "razze inferiori" (africani, polinesiani e meticci) che praticano riti primitivi e blasfemi.
  • In altri racconti, Lovecraft usa termini fortemente offensivi per riferirsi a persone di origine africana o asiatica, rivelando il suo disprezzo per chi non fosse di discendenza anglosassone.

C) La paura dell’ignoto come metafora del razzismo

Molti studiosi hanno notato come l’orrore cosmico di Lovecraft sia legato alle sue paure personali, tra cui il timore dell’"Altro". Le creature mostruose dei suoi racconti potrebbero essere interpretate come allegorie delle sue ansie nei confronti della diversità etnica e culturale.

3. Lovecraft può essere separato dal suo razzismo?

Negli ultimi decenni, il razzismo di Lovecraft è diventato un tema centrale nella critica letteraria. Alcuni studiosi e lettori ritengono che sia possibile apprezzare il suo contributo alla letteratura dell’orrore senza ignorare o minimizzare il suo razzismo. Altri, invece, lo considerano inaccettabile, tanto da spingere alcuni premi letterari a sostituire la sua immagine con figure meno controverse (come nel caso del World Fantasy Award, che nel 2015 ha rimosso il busto di Lovecraft come trofeo ufficiale).

Autori come Victor LaValle ("La ballata di Black Tom"), Matt Ruff ("Lovecraft Country") e Caitlín R. Kiernan hanno affrontato il razzismo di Lovecraft, riscrivendo i suoi miti da una prospettiva diversa, spesso con protagonisti non bianchi.

4. Conclusione

H.P. Lovecraft ha lasciato un'impronta indelebile nella letteratura horror, influenzando generazioni di scrittori. Tuttavia, il suo razzismo rimane un aspetto problematico della sua eredità. Oggi, il suo lavoro viene analizzato in modo critico, distinguendo il valore della sua immaginazione dall’intolleranza delle sue idee. Molti lettori scelgono di affrontarlo con consapevolezza, riconoscendo il contributo letterario, ma senza trascurare le implicazioni ideologiche delle sue opere.