Celso fu un filosofo del II secolo, conosciuto quasi esclusivamente attraverso l’opera di confutazione che Origene di Alessandria scrisse contro di lui, il Contra Celsum. Non possediamo infatti alcun testo diretto di questo autore, e ciò che sappiamo del suo pensiero deriva dalle citazioni e dalle sintesi di Origene. La sua figura emerge così come quella di un intellettuale appartenente alla cultura greca del tempo, vicino alle correnti platoniche e pervaso da un forte spirito razionalista, interessato a difendere la tradizione religiosa e filosofica ellenica contro l’espansione del cristianesimo.
La sua opera principale, la Discorso veritiero (Alēthēs logos), scritta intorno al 177, era un attacco articolato e sistematico al cristianesimo. Celso vi descriveva i cristiani come una setta nata in ambienti ebraici ma incapace di rispettare la tradizione dalla quale proveniva. Contestava l’idea che Gesù fosse il Figlio di Dio, riducendo la sua figura a quella di un uomo comune e attribuendo i suoi miracoli a pratiche di magia. Sul piano intellettuale accusava i cristiani di rifiutare la ragione e la filosofia, proponendo invece una fede che si rivolgeva soprattutto a persone semplici, prive di cultura. Considerava inoltre il rifiuto dei culti civici e della religione tradizionale come un pericolo per l’unità e la stabilità dell’Impero romano.
Celso muoveva anche critiche alla morale cristiana, che giudicava contraddittoria e impraticabile. Non accettava l’idea di una salvezza universale offerta indiscriminatamente a tutti, indipendentemente dalla posizione sociale o dal livello culturale. Il cristianesimo gli appariva come un fenomeno sovversivo, incapace di integrarsi nell’ordine politico e religioso dell’Impero. Per lui la vera saggezza rimaneva quella della filosofia greca, capace di offrire spiegazioni razionali del cosmo e di guidare l’uomo verso una vita equilibrata e armoniosa.
L’opera di Celso avrebbe probabilmente avuto un notevole impatto nella sua epoca, tanto da spingere Origene, nel III secolo, a redigere una confutazione dettagliata in otto libri. Grazie a questo confronto, il Discorso veritiero è rimasto in larga parte ricostruibile. Origene prende sul serio l’avversario, riconoscendone la cultura e la forza polemica, e ciò rende Celso uno dei più importanti critici del cristianesimo primitivo. La sua figura testimonia la tensione tra la nuova religione, che si stava diffondendo con rapidità, e il mondo culturale e religioso ellenistico che cercava di resistere.
Oggi Celso è ricordato come il primo grande polemista pagano contro il cristianesimo. La sua voce, pur trasmessaci solo attraverso la replica di un avversario, è preziosa per comprendere come la nuova fede fosse percepita da ambienti colti e per misurare il grado di sfida che essa rappresentava per la società e per le istituzioni del tempo. Il suo pensiero, anche se filtrato da chi lo confutava, rimane un documento essenziale per lo studio del dialogo e dello scontro tra cristianesimo e filosofia greca nei primi secoli dell’Impero romano.
Nota: non possediamo testi diretti di Celso; tutte le informazioni sul suo pensiero provengono principalmente dal Contra Celsum di Origene.